DALLA EVANGELIUM VITAE
La libertà rinnega se stessa ,si autodistrugge e si dispone all'eliminazione dell'altro quando non riconosce più e non rispetta il suo costitutivo legame con la verità.
Ogni volta che la libertà volendo emanciparsi da qualsiasi tradizione e autorità,si chiude perfino alle evidenze primarie di una verità oggettiva e comune ,fondamento della vita personale e sociale , la persona finisce per assumere come unico e indiscutibile riferimento per le proprie scelte non più la verità sul bene e sul male , ma solo la sua soggettiva
e mutevole opinione o addirittura ,il suo egoistico interesse e il suo capriccio .
In questa concezione della libertà ,la convivenza sociale viene profondamente deformata .Se la promozione del proprio io è intesa in termini di autonomia assoluta ,inevitabilmente si giunge alla negazione dell'altro,sentito come un nemico da cui difendersi .
In questo modo la società diventa un unsieme di individui posti l'uno accanto all'altro ,ma senza legami reciproci :ciascuno vuole affermarsi indipendentemente dall'altro ,ma senza legami reciproci ,anzi vuole far prevalere i suoi interessi .
Tuttavia ,di fronte ad analoghi interessi dell'altro ,ci si deve arrendere
a cercare qualche forma di compromesso ,se si vuole che nella società sia garantito a ciascuno il massimo possibile di libertà possibile .
Viene meno così ogni riferimento a valori comuni e a una vita assoluta per tutti :la vita sociale si avventura nelle sabbie mobili di un relativismo totale .
Allora tutto è convenzionabile ,tutto è negoziabile : anche il primo dei diritti fondamentali ,quello alla vita .
E' quanto di fatto accade in ambito propriamente politico e statale :
l'originario e inalienabile diritto alla vita è messo in discussione o negato sulla base di un voto parlamentare o della volontà di una parte
-sia pure maggioritaria -della popolazione .E' l'esito nefasto di un relativismo che regna incontrastato :il diritto cessa di essere tale ,perchè non è più solidamente fondato sull'inviolabile dignità della persona ,ma viene assoggetato alla volontà del più forte .
In questo modo la democrazia ad onta delle sue regole , cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo.
Lo Stato non è più la casa comune dove tutti possono vivere secondo i diritti di uguaglianza sostanziale ,ma si trasforma in Stato tiranno ,
che presume di poter disporre della vita dei più deboli e indifesi ,dal bambino non acora nato al vecchio ,in nome di una utilità pubblica
che non è altro ,in realtà,che l'interesse di alcuni.
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