domenica 29 gennaio 2012

IL CRISTIANO E LA POLITICA


IL CRISTIANO E LA POLITICA





IL CRISTIANO che intende orientarsi per capire l'azione della sfera politica parte dall 'idea che Dio è il creatore di tutto l'universo ed è il senso di tutto ciò che esiste nei cieli,sulla terra e sotto terra,ma essendo uno spirito infinito non può essere immediatamente riconoscibile e venerato dagli esseri creati se non attraverso suo figlio Gesù Cristo,Re e Signore dell'universo,Immagine del Padre, il quale è allo stesso tempo Salvatore del mondo dal peccato, ovvero dalla disobbedienza degli esseri a Dio a causa della loro libertà  . Questo in ossequio al primo di tutti i comandamenti che insegna all'uomo la realtà e il senso di tutto l'esistente visibile e invisibile .

Il cristiano per orientarsi nella sfera politica, quindi ,si ispira alla storia sacra e ha due strade davanti,una che abbraccia tutta la storia dell' uomo accertata  e una che si rivolge quasi esclusivamente al vangelo come modello di comunità orientata al bene comune . La prima strada che guarda a tutta la Storia Sacra, vede questa storia camminare come una spirale che gira attorno a un asse portante che è quello della Legge Naturale espressa attraverso i comandamenti rivelati sul Sinai . Al cristiano non interessa tanto la storia del progresso scientifico e tecnologico  che è stato raggiunto per gradi dall’umanità quanto il sistema di vita dei popoli .

 All'inizio della storia c'erano piccoli gruppi familiari che regolavano i loro rapporti di vita comune basati sulla sapienza dei  capostipiti,ma quando divennero numerosi, si formarono popoli e imperi  e fu necessaria la pubblicazione di codici di condotta, di norme comuni pubblicati  di fronte ai quali non era possibile emendarsi . Così avvenne per il popolo eletto,quello ebraico, che da tribù familiare divenne una nazione dove non era più possibile basarsi nella sfera politica sulla potestà dei capostipiti o pater familias.  Essa si basava sia nei pagani  (naturale ) e sia negli ebrei (rivelata ) su leggi oggettive  universali  ricavate  dalla semplice  interrogazione della ragione .



 Questa stessa legge rivelata  o naturale indicava loro chi erano gli interpreti e chi doveva amministrare la giustizia e quale era il fine stesso della politica . Essa si basava sia nei pagani e sia negli ebrei (rivelata )   su un principio comune   espresso  in una forma molto semplice ed essenziale o arcaico  con la legge detta del " taglione ",dove la giustizia veniva amministrata in misura del danno provocato al simile .  Una giustizia basata sul prezzo giusto da pagare in cui la pedagogia era la sentenza stessa e non una cosa a parte trasformandola o  alleviando  una  sentenza ,magari annullandola . A tanto si puniva con tanto e poteva essere una giustizia molto approssimativa,ma era sempre oggettiva  ;  era sempre qualcosa  valido  per tutti. Al contrario della giustizia odierna dove darwinianamente il più forte vince sempre e determina tutte le leggi secondo gli interessi dei gruppi di potere più combattivi, dove il popolo delegherebbe con contratti (truffa ) delle persone a scrivere delle leggi e applicarle spesso nascondendosi sotto le spoglie di una maggioranza o volontà popolare........, Ma gli antichi nelle loro forme originarie di codici ,basandosi  sulla semplice  legge  di natura , erano oggettivi rispetto alla giustizia da praticare,infischiandosene del volere delle maggioranze o minoranze o altri gruppi di potere : a tanto danno corrispondeva tanto da pagare, maggioranza o non maggioranza, secondo un principio molto semplice da applicare alla portata di tutti,non mai di vendetta ! Sia ben chiaro  la legge del taglione che non è una legge di vendetta ma di giustizia ,è una legge divina espressa in codici e leggi  particolari  !!!!

Il cristiano che si orienta nella politica allora si basa allora su dei principi generali sempre validi per tutti nella ricerca del bene comune e questi principi sono la legge naturale e non il principio della carità evangelica basata sul reciproco amore  e si propone ben altri obbiettivi come quello di far raggiungere ai fedeli la salvezza eterna nell 'imitazione della vita umana di Gesù Cristo . Infatti quando il cristiano si propone  l'attuazione del vangelo in una comunità di fede,non mira più al bene comune basato sulla giustizia naturale ma  osserva dei principi evangelici basati sul perdono e la carità individuale, al di là della giustizia umana o divina da amministrare ai simili a livello pubblico e oggettivo. Il vangelo infatti non può essere preso a norma dei codici civili perchè esso si basa sulla volontarietà dei singoli ,non sempre disponibili ad attuarlo e a viverlo.

A questo punto abbiamo due orizzonti davanti per il cristiano che si interessa della cosa pubblica inserito in una società civile: la legge del vangelo o la legge del decalogo o naturale . Se un cristiano è impegnato sul piano pubblico non ha altra scelta che la legge naturale ,mentre a livello privato ,resta sempre il vangelo il mezzo di salvezza e di imitazione del Maestro. Ci sarebbe da fare poi il discorso sull' attuazione del Regno di giustizia su questa terra ,ma questo è intimamente legato alla legge naturale da attuare ed è un obbiettivo futuro riguardante più la teologia della storia, cioè al senso da dare alla storia umana sulla terra .

c.r.


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